lunedì 6 febbraio 2012

“Città Felice”, la politica delle donne a Catania





Sin dall’inizio del proprio operato, nel giugno 1993, la scommessa di Città Felice è stata quella di mettere al centro del proprio desiderio la città, convogliando le energie sulla vita delle relazioni che la rendono vitale. In questo senso è avvenuto un passaggio epocale che ha modificato il modo di fare politica di buona parte dell’universo politico femminile cittadino. Non più posizioni rivendicative o richieste di parità con il maschile, ma un approccio differente alla politica che trova la sua forza nella riscoperta della soggettività femminile e nella percezione di quella libertà che le donne sono riuscite a creare grazie alle pratiche relazionali. Per ripensare le cose della città e dell’esistente, per modificare le pratiche di convivenza, tessere un’opera di civiltà, attenzione e amore per i luoghi, le donne di Città Felice hanno attinto al sapere ricavato dalla loro esperienza. Una pratica che è stata chiamata “partire da sé”, che vuol dire saper mettere in gioco politicamente il senso ricavato dall’agire quotidiano, ascoltando il proprio corpo sessuato. Si sono così venute a creare modalità originali d’intervento in riferimento alla città, adeguate alle forme e all’uso degli spazi, contemporaneamente ad una ridefinizione del senso libero dell’abitare e del convivere in termini di benessere, accoglienza e amore. L’attenzione si è concentrata sulla necessità di riordinare l’aspetto estetico cittadino, gli arredi urbani e la viabilità alla luce di analisi e progetti che incarnino l’essenzialità e la praticità femminile. Sono stati studiati recuperi e nuove destinazioni d’uso per gli edifici in stato di degrado, sperimentato qualche intervento spontaneo, dato luogo a semplici forme di autogoverno e si è pensato all’utilizzo delle risorse locali tenendo presenti le trasformazioni apportate in città dalla presenza di nuovi migranti. Una politica attenta e competente sul territorio, capace di intrecciare relazioni con donne e uomini dei quartieri dove Città Felice ha scelto di operare grazie a mediazioni positive che hanno favorito l’inserimento e l’accoglienza delle donne dell’associazione in quei contesti. Mi riferisco alla Piazza Federico di Svevia e al suo territorio circostante. In questo quartiere l’associazione lavora da circa dieci anni insieme agli abitanti per restituire a quel luogo l’originaria bellezza e sollecitare in chi vi abita il desiderio di prendere decisioni in prima persona ed esprimere la propria volontà. Nella piazza viene praticata una politica che si traduce in incontri frequenti con gli abitanti, nell’ascolto dei reciproci pensieri, nella narrazione di storie di lavoro e di vita in comune. Per risolvere varie questioni inerenti al contesto (chiusura con transenne di alcune vie d’accesso alla piazza, gazebi abusivi per il consumo di carne arrostita, parcheggi selvaggi e degrado generale), non è stato necessario ricorrere alle tradizionali forme di protesta quali sit-in, raccolte firme, petizioni, ecc. e ogni anno in giugno è stata organizzata un’iniziativa che ha assunto ormai il sapore di una tradizione, “I pomeriggi in piazza Federico di Svevia”. In questi incontri pubblici si è dibattuto e sono stati riferiti i problemi del territorio, ma riportate anche curiosità e memorie del luogo. Si sono scambiati oggetti e cibi tradizionali nella ”Edicola del baratto” e si è affermata una modalità collettiva creativa, chiamata “Arte pubblica”, che si sostanzia della creazione di installazioni visive, performances e soluzioni artistiche ispirate ai problemi o alla qualità del luogo, che hanno la valenza di coinvolgere gli abitanti nella loro realizzazione.