sabato 15 settembre 2012

Il neo sindaco: Non si può più fare finta di niente

il manifesto 2012.09.08 - 05 SOCIETÀ

 

LAMPEDUSA




Il neo sindaco: Non si può più fare finta di niente


INTERVISTA - LUCE MANARA



 

Dicono che pochi mesi fa Lampedusa abbia voltato pagina con l'elezione di 

Giusi Nicolini, militante di Legambiente. E' vero. Ma c'è una «tremenda ordinarietà» che angoscia il sindaco del luogo più esposto d'Europa alle ondate migratorie. Le persone che muoiono in mare.

Se in qualunque altra parte d'Italia, e in altre circostanze, fossero morte non un'ottantina ma otto persone, il paese saprebbe mettere in scena lutto e disperazione. Queste morti invece quasi non contano. Ma come ci siamo ridotti così?
Sì, è vero. I morti in mare non si vedono, non c'è la fila di bare per commuoversi. Il nostro ormai è un paese incattivito da anni e anni di politiche sbagliate, non solo verso gli africani, cova un sentimento di ostilità verso chiunque viene percepito come diverso, contro i gay, contro i rom... Credo che tutti questi anni di retorica leghista abbiano pesato, sul piano politico e anche culturale, e la responsabilità non è tutta della Lega.

Si parla di ottanta scomparsi, una tragedia enorme, è così?
Difficile fornire numeri definitivi, ma purtroppo sì, risultano tantissimi scomparsi, le testimonanze dei sopravvisuti non sono precise ma più o meno concordano.

Lei dice che sul piano dell'accoglienza la situazione sull'isola è molto migliorata. In che senso? Il centro è monitorato? I migranti stanno meglio? Non c'è la tensione degli altri anni?
Nel 2011, un anno terribile, l'esasperazione sull'isola era altissima. Il governo Berlusconi stava facendo di Lampedusa un campo di concentramento a cielo aperto. Adesso nel centro di accoglienza si rispettano i tempi dei trasferimenti, non più di 96 ore. Gli stranieri sono ben assistiti. Il punto è che la politica dei respingimenti è stata accompagnata dalla distruzione della rete di accoglienza, in tutto il paese. Fino ad ora il ministro Cancellieri ha rispettato gli impegni presi, ma sono solo segnali, potremmo aspettarci di più. La natura giuridica dei Cie, per esempio, direi che è ai limiti, e anche oltre, della costituzionalità.

Gli sbarchi continuano?
Gli sbarchi ci sono sempre stati, arrivano gruppi più piccoli, se ne parla meno perché l'accoglienza funziona e non fa notizia. Lampedusa conviverà all'infinito con questo tipo di passaggi, è la storia e la geografia dell'isola, per cui dobbiamo attrezzarci per dare solidarietà e insieme garantire gli equilibri delicati della nostra piccola comunità. I lampedusani sono sempre stati solidali. Spesso si alzano all'improvviso alle 5 del mattino, pescatori, sub, semplici cittadini, e prendono le barche per soccorrere i migranti.

Che tracce lascia questa morte continua che arriva dal mare?
Pesanti. Il mare che inghiotte la vita di un essere umano, il naufragio, sono concetti universali, che lasciano il segno nel cuore.

Queste però non sono morti naturali. Sono le politiche criminali dell'Europa di Schengen a provocare questi massacri.
La responsabilità è dell'Europa che chiude le porte all'Africa. Queste morti non si possono evitare alzando muri, anzi, accade il contrario. Senza un cambio radicale delle politiche dell'immigrazione non se ne esce, non possiamo continuare a chiudere gli occhi davanti a questa tremenda ordinarietà.

I turisti non vedono i migranti. Ma vicino al porto c'è un «cimitero» delle barche naufrate. E' impressionante. Perché non trasformarlo in una sorta di installazione? Qualche minuto di raccoglimento non guasterebbe certo le vacanze ai turisti.
Ci avevo già pensato. Quelle barche tutte rotte raccontano storie terribili, abbiamo in mente di fare qualcosa del genere.

 




 

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